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Durata: 23 Set 2023 - 01 Ott 2023
Luogo: NIGER
Prezzo: DA € 3250
Programma di viaggio: scarica il PDF

GIORNO 1
Italia – Volo – Niamey
Arrivo all’aeroporto di Niamey e trasferimento in pulmino all’hotel. L’origine di Niamey è incerta: villaggio di
pescatori Songhai per alcuni, villaggio di agricoltori Fulani e Maouri per altri. Si dice che il nome derivi da un
albero “Niamey pour Nia” che in Djerma significa “la riva dove l’acqua è presa”Per via della sua posizione,
lontana dalle più importanti piste commerciali, fu ignorata da grandi esploratori come Heinrich Barth, che pur si
fermarono ad esplorare altre zone del paese. Inizialmente scelta dalla Francia come capoluogo amministrativo nel
1903 per la sua vicinanza al fiume Niger ed il grande mercato che si trovava nelle prossimità, rimase in secondo
piano rispetto alla più centrale Zinder dal 1911 al 1926, quando divenne definitivamente la capitale. Ha
conosciuto il suo sviluppo negli anni ’40 ed è oggi Capitale popolosa e multietnica con una parte amministrativa e
residenziale separata dal centro città dedicato al commercio. Pernottamento in hotel.

GIORNO 2 Niamey – Agadez
Agadez
Agadez, affascinante con le sue strade sabbiose, la gente che vi si incontra. Qui le popolazioni nomadi, Tuareg e
Tebu, si mescolano a quelle sedentarie nere come gli Hausa. Nella città vecchia le case sono tutte costruite in
banco, impasto di argilla, sterco e paglia, e le facciate a volte sono decorate con motivi geometrici in rilievo o
dipinte. Su tutto svetta il minareto della moschea, simbolo di Agadez. Proprio lì vicino sorge il vecchio palazzo del
sultano e si trova il mercato, che fornisce al visitatore una carrellata di genti diverse in abito tradizionale ed una
ricca scelta di oggetti artigianali tra cui le famose “croci di Agadez”, gioielli cesellati in argento di forme diverse a
seconda del luogo di provenienza. Cena libera.

GIORNO 3-4-5 Agadez – Deserto – Festival.
Gerewol
Si lascia Agadez per dirigersi verso la zona Bororo, i carnivori sono stati recuperati anche negli ultimi anni. E la
ricerca continua… Lungo il percorso vi sono vari pozzi ed è possibile incontrare nomadi che si approvvigionano
dell’acqua. Il percorso non è agevole ma premia chi sa apprezzare l’incontro con le genti e la loro quotidianità, i
mercatini di strada, la semplicità dell’architettura in terra dei villaggi e il lento variare dei paesaggi. la presenza di
acqua abbondante crea miracoli!!! Eppure è collocata in una regione arida del Sahel, in via di progressiva
desertificazione, dove in alcune annate si soffre per la siccità. Trasferimento e posa del campo nelle vicinanze
dell’accampamento dei pastori Wodaabé. Tempo a disposizione per assistere ai preparativi della festa: la fase del
maquillage e la preparazione dei costumi sono estremamente accurate. Truccati ed abbigliati in modo
esuberante, i giovani daranno vita ad una cerimonia fatta di danze sensuali e sguardi ammiccanti. Chi assiste ad
un Gerewol si trova catapultato in una dimensione senza tempo e l’appuntamento annuale del Gerewol è per i
locali un evento da non mancare.Il culto della bellezza, insieme a quello del bestiame e della famiglia, è infatti uno
dei cardini delle comunità Peul Wodaabé, che alla fine della stagione delle piogge monsoniche mettono in scena,
rappresentando una delle più singolari feste dell’Africa Sub Sahariana bianche.Sono anche chiamati Bororo, un
nome ispirato dal bestiame che vuol dire “quelli che non si lavano e vivono nella macchia”, o M’Bororo, termine
dispregiativo derivato da “mborooli”, nome dello zebù in lingua fulani. Invece loro con orgoglio si fanno chiamare
Wodaabé, il popolo del tabù.Essi hanno rifiutato la conversione alla religione musulmana, preferendo rimanere
legati all’antico culto degli antenati. Secondo alcune fonti, il nome Wodaabé significa “popolo che segue la retta
via”. Questo gruppo non ha subito l’influenza islamica, come testimoniano non solo le loro credenze spirituali, ma
anche l’abbigliamento da loro usato, rigorosamente di pelli animali per rimarcare le proprie radici tribali. per
millenni, scandisce l’essenza Wodaabé. Il Rumme è la danza di benvenuto e rappresenta una sorta di saluto rivolto
ai gruppi che partecipano all’evento. I giovani danzatori, spalla contro spalla e mano nella mano si muovono
lentamente formando un grande cerchio. Al centro gli anziani li incoraggiano battendo le mani e intonando una
nenia che sembra non avere fine mentre all’esterno, le fanciulle
occhieggiano interessate.
La cerimonia prevede una gara di bellezza maschile e la scelta del partner. E’ una scena piuttosto comica ed
insolita agli occhi occidentali, in quanto i maschi, per “farsi più belli”, fanno smorfie col viso, storcono la bocca,
sorridono mostrando i denti, strabuzzano gli occhi, nella speranza di sembrare più belli. Questa cerimonia,
chiamata ” yake”, è una danza il cui nome significa “compagni della stessa classe d’età ” e vi partecipano tutti
quelli che discendono dalla stessa linea di parentela.I giovani indossano una tunica amorevolmente ricamata dalle
donne durante i mesi di transumanza nelle assolate piste del Sahel. Il Gerewol è invece una danza di guerra con
grandi volteggi e rotear di spade che, talvolta, viene inserita nello yake. I giovani si presentano in un unico fronte
compatto avanzando ed indietreggiando con passi leggeri al ritmo. Pesanti cavigliere (l’unico strumento musicale )
ritmano il cadenzare della danza, che con il passare delle ore si fa più frenetica.
Durante il Gerewol i maschi dedicano cure scrupolose e maniacali al loro aspetto e la giornata viene spesa davanti
ai piccoli specchi nel ritocco del make up e dell’acconciatura. Alcuni danzatori abbandonano il gruppo e,
mulinando ritmicamente il bastone da mandriano e l’ascia si spingono in avanti per farsi ammirare.Lo scopo dei
giovani Bororo durante questi raduni è mostrarsi alle femmine che nel corso della cerimonia sceglieranno quello
che reputano il più bello che sarà destinato a diventare il loro marito o anche il compagno di una sola notte.In tal
senso i candidati fanno del loro meglio per valorizzarsi secondo i loro canoni estetici; il maquillage è d’obbligo e
strabuzzare gli occhi elargendo grandi sorrisi è considerato un canone fondamentale che determina la scelta da
parte della donna del partner. Nella maggior parte dei paesi dell’ Africa Occidentale si trovano i pastori Peuls,
chiamati anche Fulani. Un tempo nomadi con le loro greggi, sono ormai in gran parte islamizzati e sedentarizzati o
praticano soltanto una transumanza stagionale. Nella regione di Abalak vivono i Peuls Bororo, che condividono
con la grande famiglia Peul la lingua e i valori culturali del bestiame, ma rimangono rigorosamente nomadi, sono
animisti e rifuggono i matrimoni interetnici. Per praticità continueremo a chiamarli Bororo, ma questo è il nome
spregiativo con il quale sono chiamati e non quello che loro utilizzano per parlare di sé, che orgogliosamente si
chiamano Wodaabé. Essi formano ancora oggi, a differenza dei loro fratelli sedentari, una società organizzata in
discendenze, senza distinzione di categorie sociali, in cui l’esercizio del potere è diffuso e non centralizzato.
Raggiungeremo i Bororo per porre il campo e dividere con loro per quattro giorni la gioia della loro festa tribale:
Gerewol. Ogni anno, alla fine della stagione delle piogge, i vari gruppi familiari si riuniscono in un unico luogo per
incontrare gli amici, festeggiare le nuove nascite e i matrimoni, e mettere le basi per i matrimoni futuri. La
cerimonia più importante prevista è una gara di bellezza per i ragazzi in età “matrimoniabile”, una vera e propria
celebrazione dei canoni ideali estetici Bororo. Ecco i requisiti: capelli rasati solo lungo l’attaccatura della fronte e
raccolti in treccine, palpebre e labbra sottolineate dal kohl, le guance abbellite con polvere gialla su cui disegnare
elementi decorativi, un turbante bianco da arricchire con penne di struzzo, abiti coperte di
perline-specchietti-cauri, pezzi di cuoio lucido, piume… Alti, snelli e flessuosi, i giovani intrecciano passi di danza
che poco corrispondono alla nostra concezione di virilità. Lo scopo delle danze, chiamate Yake, è di estrema
importanza, dunque la preparazione è meticolosa: acconciatura e trucco sono curati con attenzione maniacale ed i
ritocchi al trucco monopolizzano l’attenzione dei giovani. Danzano fianco a fianco, mano nella mano, strabuzzano
gli occhi e sfoderano enormi sorrisi per far ammirare il biancore delle cornee e dei denti alle ragazze, che tra loro
potranno scegliere uno sposo. Anche le donne hanno lineamenti fini e dolci , il viso ed i lati della bocca sono
decorati da cicatrici che indicano l’appartenenza al proprio clan, gioielli ed i monili completano la bellezza
dell’aspetto. Questa tribù ama la grazia e la bellezza che esprime attraverso la musica, ritmica e cantilenante,
sempre sussurrata. Notti al bivacco.

GIORNO 6 Festival – Agadez
Agadez
La città di Agadez, capitale dell’Aïr conosciuta come “la porta del deserto”, fu fondata circa nel 1300. Dal
1449 divenne un sultanato, organizzato in una struttura sociale piramidale molto rigida e regolata rigorosamente
da norme religiose. Al vertice della gerarchia politica c’è il Sultano (sulṭāṭn, dal vocabolo sulṭaṭ, “forza”, “autorità”),
che ancora oggi dirige le varie controversie e questioni sottoposte al suo ordine. Le tribù Tuareg furono
sedenterizzate nella città, che divenne il loro centro più importante nonché crocevia del centro carovaniero e
punto d’incontro tra le genti nomadi sahariane: i Tuareg dell’Aïr, i Tubu del Kaouar, le popolazioni sedentarie nere
Haussa, che un tempo abitavano l’Aïr e attualmente sono stanziate nella savana a sud.
Il centro cittadino, Patrimonio Unesco, ha mantenuto inalterato il suo fascino, con vari edifici interamente costruiti
in mattoni di fango, tra cui l’imponente Palais du Sultan e la Grande Mosquée che svetta alta sopra la città vecchia,
fondata dal Sultano Yunus nel XV° secolo, con il suo mitico minareto piramidale del 1515, l’elemento più esaltante,
le cui pareti sono irte di grandi pioli, in perfetto stile ”sudanese-saheliano”. Alto 27 metri, imperfetto nelle linee e
nella forma, è il vero monumento di Agadez ed il punto di riferimento per la città e per tutto il Sahara dei tuareg.
Nella città vecchia le case sono tutte costruite in banco, impasto di argilla, sterco e paglia, con facciate talora
decorate con motivi geometrici, talora dipinte. Negli anni ’80 Agadez era un centro per turisti e visitatori da tutto il
mondo: erano gli anni della Parigi-Dakar e Bernardo Bertolucci la scelse per girare alcune scene del film “il Tè nel
Deserto”. Il suo fascino è rimasto inalterato nel tempo e girare per il mercato immersi negli odori di spezie e
profumi o nelle strette viuzze riporta indietro nel tempo. Visiteremo il mercato dei dromedari , con una ricca scelta
di oggetti artigianali tra cui le famose “croci di Agadez”, gioielli cesellati in argento di forme diverse a seconda del
luogo di provenienza, assistendo alla fine del lavoro degli artigiani Tuareg. Sistemazione Hotel etoile du tenere o
Auberge Azel.

GIORNO 7 Agadez – Niamey
Niamey
Niamey è la capitale del Niger, nonché la prima città del paese per dimensioni e importanza culturale ed
economica. La città sorge sul fiume Niger, prevalentemente sulla riva destra, in una regione di coltivazione delle
arachidi. L’industria manifatturiera riguarda in particolare mattoni, prodotti in ceramica e tessili. Niamey venne
probabilmente fondata nel XVIII secolo, ma rimase un centro minore fino a quando i francesi non vi costruirono
una postazione coloniale negli anni 1890. Nel 1926 Niamey divenne la capitale del Niger; la sua popolazione
aumentò gradualmente, da circa 3.000 unità nel 1930, a circa 30.000 nel 1960, salendo a 250.000 nel 1980 e –
secondo le stime – a 800.000 nel 2000. La principale causa di tale incremento è stata l’immigrazione verificatasi
durante i periodi di siccità. Dal punto di vista amministrativo Niamey costituisce un dipartimento indipendente, allo
stesso livello delle regioni. Il territorio del dipartimento è completamente circondato da quello della regione di
Tillabéri. Tra i luoghi di interesse della città figura il Museo nazionale del Niger, comprendente uno zoo, un museo
di architettura vernacolare, un centro dell’artigianato e una mostra comprendente scheletri di dinosauro e l’albero
del Ténéré. Sono presenti anche centri culturali statunitensi, francesi e nigeriani, due importanti mercati e una
tradizionale arena per la lotta. La città ospita anche l’aeroporto di Niamey-Diori Hamani, la Scuola nazionale di
amministrazione, l’Università Abdou Moumouni e diversi altri istituti. Trasferimento in albergo per la notte.

GIORNO 8 Niamey – Volo – Italia
Niamey
Giornata dedicata al city tour di Niamey con il Museo Nazionale il fiume (con il pranzo). Escursione in “pinasse”
(grande piroga) sul fiume Niger, un’occasione ghiotta per vivere l’atmosfera del fiume ed incontrare la gente
rivierasche. Tempo libero per un ultimo giro nella capitale o relax in intorno alla piscina. Pasti liberi. In serata
trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo per l’Italia. Camere a disposizione per il day use e trasferimento in
aeroporto.

Giorno 9
Volo – Italia
Cambio aeromobile e arrivo in Italia

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